perchè non bere latte
Buona lettura
I latticini sono, in un modo o nell’altro, nella dieta di tutti noi.
Oltre ai classici latte e formaggio, molti cibi sono addizionati con
derivati del latte. Tutti cresciamo convinti che il latte sia una parte
fondamentale della nostra alimentazione e i formaggi siano
particolarmente ricchi di calcio senza il quale le nostra ossa
soffrirebbero. Siamo inondati di pubblicità di mamme che offrono latte
bianchissimo ai propri bimbi, insieme a qualche dubbia “merendina”: il
latte ovviamente sta a significare un cibo “naturale”, “vero”.
In verità dal punto di vista scientifico la realtà è molto più
complicata e tutt’altro che priva di ombre. Via via, negli anni, vari
scienziati hanno evidenziato dubbi sulla opportunità di bere il latte.
Ad esempio, Frank Oski, primario pediatra alla John Hopkins University e
membro della Accademia Nazionale delle Scienze, nel 1977 scriveva: “I
fatti dicono questo: bere il latte di mucca è stato associato ad anemia
sideropenica nei bambini, diarrea, crampi, allergie. Si è avanzata
l’ipotesi che abbia un ruolo nell’aterosclerosi e nella patologia
coronarica. Nessun mammifero, eccetto l’uomo, beve il latte passata
l’età dello svezzamento.”
La funzione del latte negli animali è quella di favorirne la crescita
e aiutare il sistema immunitario nella difesa da patogeni esterni,
oltre che fornire le sostanze carenti in questa fase della vita della
prole. Questa funzione è utilissima ovviamente quando si parla di
neonati, diventa problematica quando è un adulto a consumare un cibo
inteso per i neonati.
La persistenza anche in età adulta della lattasi,
l’enzima che serve a “digerire” il lattosio contenuto nel latte è
l’unica modifica significativa al nostro DNA dovuta al cibo, degli
ultimi 40.000 anni, ma è presente in solo un terzo circa della
popolazione mondiale. Questo vuol dire che solo un uomo su tre non ha
gonfiore, gas, disturbi intestinali quando beve il latte: non un buon
segno sulla bontà di questo alimento. In sostanza, nonostante siano
passati circa 8.000 anni da quando l’uomo ha cominciato a consumare il
latte, non ci siamo ancora abituati ad esso.
Veniamo al contenuto in nutrienti. Sicuramente il
latte conterrà una valanga di di micro e macro nutrienti per essere così
pubblicizzato quale alimento indispensabile per i nostri figli e per
noi. La triste realtà è che in questa classifica il latte fa appena
meglio dei cereali, arrivando comunque dopo verdura, pesce, carne,
frutta. La vitamina D è a dir poco scarsa nel latte. Per raggiungere
l’introito giornaliero raccomandato di vitamina D dovremmo berne
letteralmente una piccola botte, il che la dice lunga. In realtà per
produrre la vitamina D che ci serve dobbiamo esporci al sole, ma di
questo parleremo in altro post.
All’inizio del secolo scorso, 100 anni fa, veniva raccomandato dai
medici, per guarire dall’ulcera gastrica, di fare una dieta a base di
latte. Si sapeva poco di questa patologia e la medicina non era quella
di oggi. A parte gli scarsi risultati di questa dieta sull’ulcera,
quello che venne fuori è che oltre il 40% di questi soggetti moriva per
un attacco cardiaco. Che il latte c’entri qualcosa? Probabilmente pochi
colleghi oggi conoscono questa storia così veccha ma anche così
inquietante.
Comunque gli studi che legano la mortalità cardiaca a latte e
latticini sono stati diversi negli ultimi 20 anni. Che c’entri qualcosa il calcio
nella correlazione latte/malattia cardiaca? Alcuni elementi sembrano
suggerirlo. Ad esempio, se noi facciamo mangiare ad un essere umano una
dieta paleolitica, ovvero pre-avvento dell’agricoltura, questo soggetto
assumerà circa il 70% del calcio che viene raccomandato oggi dalle
autorità sanitarie. La dieta paleolitica è una dieta non completa direte
allora voi! Se manca il calcio le ossa si rompono!!!! L’evidenza
sembra invece suggerire un’altra spiegazione. Ovvero che probabilmente
la quantità di calcio suggerita dalle raccomandazioni di salute pubblica
ad essere troppo alta. Cioè, non è la dieta paleolitica che è carente
di calcio, siamo noi medici che sovrastimiamo quanto calcio dobbiamo far
ingerire alla gente. Le prove? Un superstudio del 2010 chiamato
metanalasi (ovvero un lavoro scientifico che analizza l’insieme di TUTTI
gli studi fatti su quell’argomento) pubblicato su una delle più
prestigiose riviste mediche al mondo, il British Journal of Medicine, a
firma del Dott Bolland, ha analizzato 26 studi precedenti fatti su
questo tema che coinvolgevano 20.000 pazienti in tutto. Il risultato? L’aggiunta di calcio alla dieta aumenta i maniera significativa il rischio di attacco cardiaco e morte improvvisa.
Perchè? Perchè il calcio è coinvolto nel processo che porta
all’aterosclerosi e all’ostruzione delle arterie. Troppo calcio, invece
di finire nelle ossa finisce per ostruire le tubature….anche perchè
troppo calcio finisce per squilibrare le concentrazioni di magnesio,
elemento questo cardio-protettivo. Alcuni studi dimostrano che per
milioni di anni il rapporto calcio/magnesio nel nostro corpo è stato di
2:1. Nel latte questo rapporto è di 12:1. Facile capire le alterazioni
che il latte apporta a questo delicato equilibrio. Ma non basta. Noi
oggi sappiamo che alla base dell’arterosclerosi vi sono dei fenomeni di
infiammazione. Una infiammazione di basso grado, subclinica, della quale
non ci accorgiamo. Non è che magari qualcosa di quello che mangiamo
scatena questa forma subdola di infiammazione? Qualche prova di questo
comininciamo ad averla. Ad esempio un enzima contenuto nel latte, detto
Xantinossidasi, supera la nostra barriera intestinale e finisce nel
sangue. Il nostro sistema immunitario lo riconosce come estraneo e lo
attacca. Il problema è che noi abbiamo un enzima molto simile nella
parete delle nostre arterie, che potrebbe essere attaccato dal sistema
immunitario, anche se innocente, favorendo così l’aterosclerosi. Non
esistono prove definitive su questo, solo un forte sospetto.
Fine 1° parte
tratto da sanipersempre.com
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